SI STUDIANO NOVITA’ PER TROVARE UNA SCAPPATOIA DAL BLOCCO DELLE CESSIONI
Il governo prova a sbrogliare il complesso bandolo della matassa, quale migliore occasione dell’analisi degli emendamenti in Commissione Finanze della Camera alla legge di conversione del decreto numero 11 del 2023, il cosiddetto “Blocca cessioni”.
Si lavora su più fronti, uno è rappresentato dalla proroga al 31 marzo per villette e unifamiliari che potrebbe essere portata al 30 giugno solo per quei contribuenti che avessero raggiunto il 30 per cento dei lavori entro il 30 settembre 2022, l’altra invece, assai più “ardita”, potrebbe prevedere il ripristino (anche parziale) della cessione del credito.
Al vaglio anche misure in tema di edilizia libera tese a facilitare la cessione dei crediti derivanti da spese sostenute nel 2022.
Comunque il fronte più caldo continua ad essere rappresentato dallo sblocco dei crediti incagliati.
In questo “puzzle” di rimandi e riletture quello che rimarrà invariato, sarà invece il termine per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate della cessione del credito o dello sconto in fattura per crediti relativi a spese sostenute nel 2022, che oggi, dopo lo spostamento per effetto del Milleproroghe, è fermo al 31 marzo 2023.
Il blocco introdotto dall’articolo 121 del decreto Rilancio, a partire dal 17 febbraio per tutti i bonus edilizi relativi a lavori per i quali non era già stata presentata la CILA o la CILAS, potrebbe essere previsto per le Onlus, le case popolari e gli interventi che rientrano nel sismabonus.
Le variabili in gioco sono molteplici, trovare una risposta a tutte non sarà facile. Rimane la questione dell’edilizia libera, orfana di quei caratteri di certezza rispetto alla data del 16 febbraio: in tali situazioni, un cambio delle regole potrebbe prendere in considerazione solo quei bonifici il pagamento sia avvenuto prima del 16 febbraio, e legare la data dei pagamenti in questione all’avvio dei lavori.
Tale possibilità potrebbe essere prevista con un’autodichiarazione del contribuente.
Per i crediti da Superbonus la soluzione potrebbe essere quella avanzata negli scorsi mesi da ABI e ANCE e riproposta anche nel corso dell’audizione del 7 marzo presso la Commissione Bilancio del Senato dalla stessa Associazione nazionale costruttori edili, cioè, permettere alle banche di utilizzare i crediti in compensazione con F24 con parte dei debiti dei propri clienti e correntisti.
Sebbene non siano del tutto chiari i contorni degli interventi per favorire lo sblocco delle somme ferme nei cassetti fiscali di imprese e contribuenti, l’idea del governo parrebbe essere quella di proporre un emendamento per consentire lo sblocco dei crediti incagliati o con l’F24 oppure attraverso l’acquisto da parte delle aziende di Stato oppure con una modalità mista aziende di stato ed istituti bancari.
Sono queste tutte ipotesi egualmente percorribili, non resta che attendere la fumata bianca da parte dell’esecutivo.