MIGLIORATO L’ACCESSO ALLE INFORMAZIONI DEI CONTRIBUENTI
Stefano Ceci
Su queste pagine spesso ho celebrato i capisaldi della legge delega di riforma tributaria, ho cantato delle nuove prospettive dei rapporti fra cittadini e fisco, di un rinnovato intento di reciprocità nei ruoli e finalmente dei principi di equità e trasparenza; tutti elementi che (guarda caso) sono stati (da me) esclusivamente declinati per incontrare le esigenze dei cittadini e degli operatori della fiscalità.
Salvo poi, rendermi conto che vi è una metà del cielo che non avevo osservato, colpevolmente travolto dal fallace entusiasmo di chi soffre delle medesime colpe di coloro che giudica, cioè una visione anch’essa parziale, come dire, esclusivamente pro domo mia.
Il risveglio è stato sicuramente brusco allorquando la mattina del 22 agosto ho appreso della definitiva operatività, dopo una prima fase di sperimentazione, del sistema informatico di consultazione mediante l’accesso diretto ai dati dell’Agenzia delle Entrate relativi a:
- Dichiarazioni dei redditi
- Certificazione Unica
- atti del Registro
- Archivio di tutti i rapporti finanziari
Concretamente, dal 22 agosto gli ufficiali giudiziari potranno avere accesso immediato ai dati di stipendi, redditi del contribuente, proprietà immobiliari e altre proprietà oltre ad informazioni di natura finanziaria relative a conti correnti e movimentazioni di denaro, importante è anche il fatto che i dati assunti avranno pieno valore legale.
I vantaggi per chi curerà i pignoramenti non consisteranno solamente nel poter attingere ad una sola fonte per reperire notizie che originano da rapporti diversi, ma soprattutto, gli ufficiali giudiziari ora sanno di poter procedere al pignoramento senza dovere presentare preventiva istanza all’Agenzia delle Entrate ed ai diversi soggetti per la consultazione dei fascicoli e l’individuazione dei redditi e delle proprietà relative ai cittadini.
La novità è stata comunicata dal Ministero della Giustizia e si inserisce nel percorso di razionalizzazione e semplificazione delle procedure di pignoramento dei conti correnti, considerata centrale nel processo di riorganizzazione delle procedure di riscossione con l’obiettivo di potenziare in termini di efficacia le attività di recupero anche mediante l’utilizzo delle procedure informatizzate e dei dati in possesso dell’Amministrazione finanziaria.
Rileggendo queste poche righe, non v’è dubbio, che la canicola estiva abbia condizionato il mio scrivere, al punto da farmi apparire come difensore dell’indifendibile e cioè della possibilità di sottrarsi all’immanente dovere del cittadino / contribuente al pagamento delle imposte, per questo pur non abbandonandomi all’Inno alla Gioia del Ministro Padoa Schioppa allorquando ebbe a definire le tasse “una cosa bellissima”, chiarisco che il pagamento delle imposte è un dovere sacrosanto ed ineludibile a cui è assolutamente necessario far fronte.
Non solo per i motivi di redistribuzione della ricchezza, oltre questi principi tecnici c’è anche una dimensione etica che la mia esperienza coglie più direttamente, è mostruoso assistere alla riduzione dei servizi di assistenza al reddito per aver favorito anche di chi probabilmente evade.
Per questo non posso mettere sullo stesso piano chi non dichiara redditi rispetto a coloro che, pur dichiarando non riescono a sostenere il peso delle imposte ed ancor meno, successivamente, il peso degli oneri di recupero e delle sanzioni che sovente arrivano ad essere anche più del doppio delle imposte.
Ironia della sorte, le procedure di pignoramento colpiranno solo questa seconda, residuale categoria e non già gli sconosciuti al fisco: “occhio non vede, cuore non duole”.
Concludo con un auspicio: spero che per taluni “John Rambo” della riscossione coatta, questo sistema che garantisce efficienza ed equità, non finisca per essere invece, l’arma finale.