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Nella Legge di Bilancio, al netto degli effetti legati agli esiti delle elezioni, potrebbe trovare spazio una nuova pace fiscale.
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Su queste pagine a più riprese si è auspicato un provvedimento serio in relazione al gravame fiscale rimasto inevaso. Si è più volte detto che le diverse proroghe relative ai pagamenti afferenti i ruoli esattoriali scaduti non potevano essere la soluzione più ragionevole, questo per una serie di motivi; il primo il più ovvio, se è vero che la proroga aveva trovato ragione negli effetti della pandemia, mi domando come sia stato possibile ipotizzare che il peso fiscale accumulato potesse essere smaltito in un’unica occasione anche se procrastinata nel tempo. A supporto di questa tesi vi è che non è accaduto nulla che potesse ragionevolmente far immaginare che i cittadini falcidiati da cassa integrazione (nella migliore delle ipotesi) oppure dalla forzata chiusura di aziende, potessero, nell’epoca pandemica o comunque post pandemica, aver accumulato risorse utili per poter far fronte ai debiti fiscali nel tempo accumulatisi.
Come se non bastasse (perché chi ci governa oltre ad essere insensibile è anche sfortunato), va detto che la pandemia (che non ci ha abbondonati del tutto) ha lasciato il posto ad una piaga ben più purulenta e pericolosa della malattia, la guerra.
I cittadini si confrontano oltre che con il dolore delle immagini e l’impotenza difronte ad una scellerata evoluzione degli eventi, anche con i rincari generalizzati a causa della crisi energetica, che impatta in ogni ambito della vita quotidiana.
Per questo immaginare di saldare tutto il pregresso dei debiti fiscali in un’unica soluzione pare assolutamente inattuabile, per altro da aprile l’attività dell’Agenzia delle Entrate Riscossione è ripresa a pieno ritmo e nelle modalità proprie dell’epoca pre-pandemica.
Questi sono alcuni dei motivi alla base dell’ipotesi di un provvedimento di pace fiscale che possa permettere ai cittadini di affrontare in maniera risolutiva la questione fiscale, a questo aggiungo un ulteriore motivo di opportunità, potrebbe essere il provvedimento che determina una cesura definitiva col passato visto che ci stiamo avvicinando ad una profonda riscrittura del sistema tributario.
Una corrente politica ha cavalcato l’ipotesi di una nuova rottamazione, personalmente ritengo la questione più ampia, limitarci a facilitare la gestione dei rapporti con l’Agenzia della Riscossione sarebbe un provvedimento parziale, servirebbe invece rimettere in campo la possibilità di sanare posizioni fiscali anche se non fossero oggetto di cartella esattoriale, perciò dichiarazioni dei redditi omesse e pagamenti erariali non effettuati ma ancora non iscritti a ruolo.
Un provvedimento che non avrebbe necessariamente i connotati del condono e come detto neppure della rottamazione, un’iniziativa di più ampia portata anche con riferimento alle annualità che potrebbero essere interessate. La rottamazione è ferma ai ruoli formatisi nel 2017, estenderla di ulteriori due anni non risolverebbe il problema in quanto terrebbe fuori gli anni interessati dalla pandemia, servirebbe portarla fino al 2021.
Indipendentemente dalle formule utilizzate, quello che serve è una vera tregua fiscale, non un condono ne una rottamazione quater. Questo è uno degli aspetti principali che differenzia la nuova proposta rispetto a quanto fatto nel passato, ma per raggiungere appieno il risultato servirà accompagnarla nella riscrittura del sistema fiscale anche da un ripensamento del regime sanzionatorio che è assolutamente difforme ai principi espressi dalla Corte di Giustizia europea con riferimento alla proporzionalità delle penalità che devono essere commisurate all’effettiva gravità della violazione.
In alcuni casi, come ad esempio l’infedeltà delle dichiarazioni, la sanzione è variabile dal 90 al 180 per cento per arrivare a determinate condizioni anche al 240 per cento!
Un processo di “riequilibratura” del rapporto Fisco e contribuenti ormai improcrastinabile che consentirebbe di affrontare meglio la crisi di liquidità che ha colpito non solo imprese e professionisti, ma anche le famiglie a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 prima e crisi energetica ora.
L’auspicio è che si trovi il modo di intervenire in maniera risolutiva, mettendo da parte le soluzioni di “parte” dando corpo ad un provvedimento che non sia solo di “alleggerimento” delle posizioni ma che segni la definitiva cesura col passato, la cui maggiore responsabilità è stata il non aver mai accompagnato il cittadino contribuente in un serio processo di maturazione di una coscienza civica e tributaria
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