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LA MACCHINA DELLA RISCOSSIONE HA RIACCESO I MOTORI ED E’ PRONTA A SPINGERE SULL’ACCELERATORE
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LA MACCHINA DELLA RISCOSSIONE HA RIACCESO I MOTORI ED E’ PRONTA A SPINGERE SULL’ACCELERATORE

Qualcuno in via Cristoforo Colombo, deve essersi accorto che la pandemia è alle spalle e con questa come per miracolo tutte le difficoltà che ci hanno devastato per due anni, solo un ricordo dai contorni sfumati ed incerti.

Qualcuno deve avergli detto che l’economia ha ripreso alla grande, che i prezzi dell’energia sono sotto ai minimi storici, che l’inflazione non sferza la traballante economia italiana, insomma che tutto torna “finalmente” a gonfie vele.

Molti cittadini stanno ricevendo infatti, le intimazioni di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, con queste vengono concessi al contribuente 5 giorni di tempo per adempiere, pena l’avvio delle azioni di recupero coattivo del debito.

Mi sembra giusto che finalmente si ritorni a “batter di cassa”, d’altro canto ci siamo messi tutto alle spalle, abbiamo accumulato ricchezza in questi due anni, sempre quel qualcuno deve aver immaginato che prorogare i pagamenti possa essere stata la migliore delle soluzioni, ed ora spunta l’inevitabile epilogo, alla cassa tutto e tutto assieme.

Homo homini lupus diceva Plauto, mentre invece chi l’ha pensata immaginava, ironia della sorte, l’intimazione di pagamento come una sorta di “tentativo di dialogo” tra contribuenti e Fisco, istituita come ultima possibilità prima di avviare le procedure di esecuzione forzata sui beni del cittadino contribuente, allora molto più umanamente griderei un forte “come è umano lei” di Fantozziana memoria.

Proprio l’ideale “Conte, ing Barambani” il satrapico Capo della saga fantozziana ci toglie d’impaccio, aprendo una crepa all’interno della quale s’intravede la provvidenziale alternativa al pagamento entro i 5 giorni,  la possibilità di fare domanda di rateizzazione, ma in caso di decadenza da piani di pagamento rateale precedentemente concessi sarà necessario saldare il pregresso. Purtroppo, con il 30 aprile è venuta meno la possibilità per i contribuenti di riaccedere, come in epoca Covid, alla rateazione sospesa senza dover saldare quanto fino a quel momento non liquidato.

Non bisogna cadere nell’errore di sottovalutare la pericolosità degli avvisi di intimazione, questi rappresentano infatti l’ultima spiaggia offerta dal fisco per il recupero dei debiti relativi alle cartelle esattoriali.

A livello normativo, si tratta di un passaggio essenziale per l’avvio delle procedure di riscossione, e così come previsto dall’articolo 50 del DPR n. 602/1973, se il recupero forzato dei debiti non è iniziato entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento, l’espropriazione deve essere preceduta dalla notifica di un avviso di intimazione.

Le lettere dell’Agenzia invitano il contribuente a pagare le somme dovute entro il termine di 5 giorni, decorso il quale in caso di mancata risposta partiranno le procedure di recupero coattivo delle somme iscritte a ruolo, ovvero pignoramenti immobiliari, presso terzi e dei conti correnti.

Si ripete che l’unica via d’uscita alternativa al pagamento dell’intera somma sarà la dilazione, che potrà essere: per i debiti fino a 60.000 euro per un massimo di 72 rate (6 anni), per i debiti di importo superiore a 60.000 euro la domanda dovrà essere trasmessa tramite PEC, allegando l’ISEE del proprio nucleo familiare al fine di attestare la temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica.

Una considerazione a margine, la norma è chiara, la dilazione potrà essere concessa a patto che la situazione di crisi, sia oggettivamente riscontrabile ma allo stesso tempo connotata del carattere della temporaneità, il che equivale a dire che se il cittadino contribuente per effetto della pandemia, della guerra o di qualsiasi altro evento vivesse una situazione di crisi “strutturale” non potrà avere accesso al beneficio della dilazione dovendo mestamente ed inesorabilmente rassegnarsi ad aver sequestrati immobili, conti correnti, vettura, insomma ridotto sul lastrico dopo che sul lastrico ci era già finito!

Dopo la mesta divagazione, ritorno sull’argomento. La presentazione della domanda di rateizzazione comporta, fino alla data dell’eventuale richiesta o decadenza: la sospensione dei termini di prescrizione e decadenza; l’impossibilità di iscrivere nuovi fermi amministrativi e ipoteche; l’impossibilità di avviare nuove procedure esecutive (almeno questo).

L’ho scritto in apertura, se il debito è figlio di precedenti rateazioni non andate a buon fine, visto che è passato il 30 aprile e che i problemi economici legati al COVID sono solo un lontano ricordo, per avere accesso alle rate che rimangono sarà necessario versare in un’unica soluzione, quanto finora non versato, pena la mancata ripresa della dilazione e gli effetti benefici di cui sopra.

Torno come in altre occasioni a segnalare la necessità di attivare il servizio di OCC presso le sedi del CAF MCL, questo è il momento delle scelte di campo, quelle che al CAF MCL competono per storia e vocazione: “ABBIAMO A CUORE LE PERSONE” non è solo uno slogan è un preciso impegno che riguarda tutti, nessuno escluso.

Purtroppo, il governo ha scelto la strada più facile, quella di prorogare ad oltranza dal 2020 le scadenze relative alle vecchie rottamazioni, dilazioni ecc..ecc.., senza però introdurre provvedimenti che permettessero di lenire definitivamente il quantum del gravame tributario accumulato.

Quello all’orizzonte è un periodo che potrebbe soffrire di criticità ben più gravi e di difficile soluzione del COVID ma questa sembra solo una mia fallace premura (homo homini lupus).

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